UNA STANZA TUTTA PER SE’

roxyinthebox

 

 

 

 

Partendo dal saggio di Virginia Woolf “Una stanza tutta per sé”, ho voluto ricreare quelle dinamiche che appartengono alla mia casa.
Quell’unico spazio fisico che mi appartiene, ma che condivido con il mio quotidiano. Quell’unico mio vero progetto allestito/installato ogni ora della mia vita.
Interruzioni, pause, distrazioni spesso diventano anch’esse complici di quello spazio immaginario sospeso, luogo privo di ogni proprietà, che a volte fa fatica a collocarsi in quel solo unico vano.
Nella mia stanza fuori dal mio immaginario ci si incrocia con la realtà e ci si imbatte in cose già fatte.
Impossibile riporle in un cassetto o far finta di niente: ciò che è fatto è stato, e non mi resta che vivermi questa sensazione. A volte piacevole, a volte spinosa.

Una stanza tutta per sé – Roxy in the box

 

 

 

Una stanza tutta per sé si riallaccia idealmente al saggio di Virginia Woolf A Room of One’s Own, una riflessione sulla storia delle donne e sul loro ruolo all’interno della società. Partendo da questo spunto letterario l’opera di Roxy in the box diviene ricerca interiore ed autobiografica, oggettivata a scoprire i propri limiti e le proprie possibilità all’interno di un universo strettamente personale che inevitabilmente diviene storia comune. Brandelli di vita, immagini e pensieri cinti all’interno di cornici baluginano sulle mura di una stanza segreta, recondito anfratto che cela la propria intimità ma al tempo stesso si ritrova ad ostentarla al mondo intero come un diario che aspetta di essere aperto e divorato. Il perimetro domestico contiene e isola ma al tempo stesso protegge ed è luogo di profonde riflessioni. L’esclusione diviene quindi apertura e condivisione, un confronto tra diverse epoche dove è possibile scoprire le difficoltà del fare arte e le complessità della propria coscienza sociale.
Micol di Veroli

 

 

 

 

 

100³: 100 anni, 100 stanze, 100 artisti