Street Art – IN & OUT – Kunsthalle Osnabrück

Roxy in the Box - In & Out - Osnabrück

 

 

Roxy in the Box - In & Out - Osnabrück

 

 

 

 

 

 

Osnabrück, Installazioni in esterno

 

 

 

 

Kunsthalle Osnabrück – mostra

 

ph. by Angela von Brill

 

 

 

Una visita di Dalì, Lindenberg e Björk

Una galleria d’arte in strada

l’arte ha bisogno di democratizzazione:

l’artista italiana street-art Rosaria Bosso,

alias Roxy in the box, mette a confronto il quartiere Rosenplatz

di Osnabrück con mondi sconosciuti.

Harff-Peter Schönherr
Dienstag, 8. August 2017 • Taz.di e Tageszeitung

 

Un po’ di colla per tappezzieri e poi è fatta, la cantante Björk è a Osnabrück, aspetta il bus 41 a Rosenplatz, direzione Dustrup. Chi è in attesa sulla panchina, è seduto proprio accanto a lei. Ok, Björk è una carta ritagliata in acrilico attaccata su un muro ed è immersa in un’anarchica notte nera. Ma lei non poteva essere più vivace. L’artista street-art Rosaria Bosso da Napoli, alias Roxy in the box, arrotola le pluriball, sistema il nastro adesivo e la matita. Il suo prossimo progetto è la facciata in grigio acciaio della scuola comunale di musica e arte sulla Johannistorwall, solo un paio di minuti a piedi da qui. Lì c’è la performance del Duo Eva & Adele. Proprio così a grandezza naturale come Björk, tuttavia con molto più rosa.

La pop-art come processo di esplorazione del quartiere, come offerta di comunicazione con i residenti. Stendere l’immagine, incollarla, finito. “Allora, va bene così o più a sinistra?” chiede Roxy. È punk, guerrigliera. Ma questa non è un’attitudine. Vicino a ogni ritaglio incolla un QR-code. Se volete potete fare un selfie davanti a Björk o Eva&Adele o davanti a tutti gli altri – da Frida Kahlo a Yoko Ono, da Joseph Beuys a Marina Abramović – girare un video, aggiungere un commento e caricarlo sul sito della Kunsthalle di Osnabrück, su invito del quale Roxy crea i suoi “interventi”. Contemporaneamente il codice dà informazioni interessanti sulle icone del mondo dell’arte che qui si infiltrano nella nostra vita quotidiana. Per un mese, fino alla fine di Agosto, Roxy in the box è per strada a Osnabrück nel quartiere Rosenplatz. Nello spazio pubblico individuato come spazio espositivo temporaneo sono state pianificate 15 tappe. Nei primitivi Quartieri spagnoli, nei quali lei abita, quartiere socialmente problematico e piuttosto lontano dal mondo della cultura, ha fatto allo stesso modo: srotolare l’immagine, incollarla sul muro di casa, finito. Questo abbassa le inibizioni e riduce le paure da contatto. Julia Draganović, direttrice della Kunsthalle Osnabrück, è stata a lungo curatrice a Napoli dove è entrata in contatto con Roxy in the box: “ Roxy prende lo stigma dell’arte contemporanea, per cui devi essere un esperto per avvicinarti a lei”. L’artista dice: “Avvicinarsi alle persone, non indietreggiare di fronte alle nuove esperienze, questa è la cosa più importante per tutti noi. Oggi, ovunque, tante culture si mescolano, in questo c’è una straordinaria possibilità”. Pausa. Riflessione più attenta fumando una sigaretta. “Molti di noi si accontentano di un mondo molto piccolo. Ma si può andar via da lì”. Fuori dalla routine. Quanto sia bello farlo l’ha dimostrato Roxy in the box, quando aveva 18 anni. “Allora ho cambiato il mio nome: adesso chiamami Roxy!” E Box? “Questo deriva da un lavoro presso una compagnia telefonica, dove ognuno di noi sedeva in un piccolo box-ufficio”, dichiara l’artista. “E poiché si chiedeva sempre: dov’è Roxy?” La risposta era nel box”. Naturalmente c’è anche un significato traslato, come in tutto per Roxy: “Non ammettere alcun pensiero ristretto, scopri cosa c’è al di là dei tuoi limiti”. Con il nome Roxy in the box l’artista ha girato video, fotografato, realizzato performances, costruito installazioni. Ha dipinto spesso in modo scintillante, estremamente colorato o in maniera fumettistica. Ha lavorato a temi come la spiritualità o la violenza sulle donne. Nel 2013 ha lavorato al progetto “Save the icon” vivendo per 5 mesi come fosse Elvis. Nel 2016, mentre Dolce&Gabbana in un lungo weekend di luglio festeggiavano a Napoli il loro trentennale attraverso una sfilata di Lusso e Glamour, lei dipingeva sulle case immagini a contrasto delle celebrità che svolgevano azioni del quotidiano: Isabella Rossellini con un cestino del pane, Naomi Campbell che fa le pulizie. E poi i suoi ritagli di icone artistiche. In luoghi in cui nessuno si aspetta l’arte. Il suo Credo: “Salviamo l’icona, conserviamo l’importanza storica che c’è dietro di lei, salviamo la nostra Storia e forse così anche il nostro pianeta, dove tutto ci sfugge a un ritmo sempre più incalzante”. Sulla Iburger Str. Vicino all’ingresso dell’Osna Grill si può vedere l’artista graffitaro J.M. Basquiat. Anche lui una sorta di icona. Karola Siol all’Osna Grill ha appena servito due Currywurst. Adesso prepara le polpette. “Non è proprio il mio mondo l’arte e tutto il resto. Ma è interessante. La gente si ferma, scatta foto. Alcuni entrano e chiedono”. Un po’ più giù in fondo alla strada, su un muro ricoperto di graffiti sono attaccati Udo Lindenberg e Albrecht Dürer. La curatrice Draganović spiega: „la gente ha ovviamente riconosciuto Lindenberg. Ma con Dürer era divertente. Poi si passava da Gesù a Sophia Loren fino a Conchita Wurst”. Ma non importa. Proprio questo sottile scambio è il senso della cosa, lo scopo. Nei Quartieri Spagnoli è andata in modo simile. “Ho raccontato spesso la vita delle persone rappresentate, e i passanti in cambio mi raccontavano la loro” dice Roxy. Il quartiere Rosenplatz forma un parallelo con i Quartieri Spagnoli. Entrambe sono zone problematiche. Certamente il Rosenplatz fino al 2016 è stato risanato con gli stanziamenti cittadini, regionali, del Governo Federale e della Comunità europea, da 15 anni nell’ambito del programma “Soziale Stadt”. Ma i lavoratori ad alto reddito e gli accademici evitano ancora il quartiere, al contrario si ammassano i genitori single, i disoccupati, gli anziani, i migranti. Rosenplatz? Nonostante il nome profuma tutt’al più di gas di scarico. E che il calcestruzzo delle strade sia colorato di rosso, non aiuta molto. Chi abita qui, di norma, non entra e non vede mai un museo. “Il mio obiettivo” dice Roxy, “è una democratizzazione dell’arte”. Questa è la sua esigenza da quando ha iniziato a dipingere 20 anni fa. Osnabrück, dopo Napoli la seconda tappa dei suoi ritagli, per l’artista è anche una sorta di esperimento di laboratorio. Con il titolo “In & Out” Roxy in the box è parte del programma di mediazione “Die Rakete” della Kunsthalle di Osnabrück. E la sua missione ha differenti livelli. Numero 1: “in goes out” – azioni interattive di Roxy nel quartiere, anche con gli studenti, anche durante il Rosenplatzfest a metà agosto. Numero 2: “out comes in” – il 26 Agosto durante la notte della Cultura di Osnabrück si potranno vedere come campione tutti i selfie, i video e i commenti degli abitanti alla Kunsthalle. Numero 3: “will be continued” – la mostra chiede di riscoprire il quartiere Rosenplatz.

Oggi Roxy è vestita completamente in nero: scarpe (va bene, suole e lacci bianchi), leggins, abito, giacca, borsa cappello (va bene con teschi bianchi). Ma questo non è nero come quello che indossava Johnny Cash:

„Till things are brighter, I’m the man in black.“ (Finché le cose non saranno più luminose io sono l’uomo nero). Roxy ride. Enigmatica, interrogativa, le piace fare così. „Mi piacciono i colori. I miei colori rivestono il mio nero”. La spontaneità comunica con la riflessione, sensibilità e tenacia. “Vedo molte cose in modo critico, questo è vero. Anche qui nel quartiere Rosenplatz. Mi sembra molto freddo. Quasi in nessun posto, dove le persone possono stare e soffermarsi, ho visto qualcuno parlare tra loro. Ma non critico. Osservo, faccio attenzione”. Il Ristorante e gelateria Da Paolo, in Piazza, è l’unica eccezione. Il cappuccino, l’acqua e il gelato sono serviti “come se fossimo a casa”, dice Roxy. All’angolo della farmacia Asna, a un isolato da qui Salvador Dalì osserva l’incombente traffico. Il farmacista Karl-Bernd Frerker dice: “Il concetto mi ha subito convinto. Ottimo per il quartiere. Apre gli occhi, porta le persone a comunicare. Emozionante. E l’artista è divertente“. Le sue vetrine, senza dubbio le più divertenti della città, sono quasi arte. In questo momento ci sono casse di birra accatastate qui, a dozzine, dalla Veltins alla Becks: “La salute è la nostra birra!!!” E se la gente portasse le celebrità? Cosa ci spruzzi sopra? La pioggia prolungata ammorbidisce la carta? Roxy è rilassata. „Non importa è proprio street-art.“ E poi racconta dal supermercato turco non lontano da qui che Andy Warhol sta arrivando e che presto arriveranno, dalla stamperia, anche le prime T-shirts “In&out”. Ed è significativo quando i passanti si mettono in posa accanto alle celebrità che a loro volta sono messe in posa. Lei stessa si mette in posa davanti ai suoi lavori. E dopo la fine di agosto? Eva&Adele restano, saranno ricoperte da una lastra di plexigas. Per quanto concerne Dalì, Lindenberg, Björk e gli altri, i proprietari delle case possono decidere sulla continuazione delle loro “vite”.

 

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